Poca pressione dell’acqua

quando l'acqua ha poca pressione

I motivi per cui dai rubinetti di casa esce poca acqua possono essere riconducibili a diverse cause: dalle ostruzioni dovute alla presenza di acque dure a un vero e proprio problema di pressione insufficiente. Ecco i passi da fare per risolvere il problema

La pressione dell’acqua nella rete pubblica di distribuzione è di solito sufficiente a farla giungere senza problemi fino ai piani alti di un palazzo, facendole superare decine di metri, tant’è che a monte della rete privata occorre installare un riduttore di pressione.

In alcuni casi, però, un flusso d’acqua che è sempre stato regolare, può diventare insufficiente: una situazione che può riservare spiacevoli sorprese riguarda il rifacimento del bagno e l’introduzione di moderni erogatori, quali i grandi soffioni per doccia e le bocche a cascata. Per elementi come questi le case raccomandano determinate caratteristiche di pressione e portata per i quali i vecchi impianti possono non essere idonei: bisogna pertanto che l’idraulico verifichi la sezione e lo stato dei tubi per accertarsi che l’impianto sia conforme o per poter consigliare gli interventi necessari.

Anche in assenza di modifiche e in condizioni di utilizzo normale, tuttavia, può capitare che dai rubinetti esca poca acqua, specialmente quando c’è una richiesta simultanea da più utenze (come in estate o in determinate fasce orarie); se questo si verifica con frequenza, bisogna installare (se non c’è) un serbatoio di accumulo e realizzare un sistema di pompaggio ad autoclave dimensionato in base alle utenze da servire. La pompa interviene in condizioni di pressione insufficiente, solo quando c’è richiesta, fornendo all’acqua la spinta necessaria a superare i dislivelli e garantire un flusso ottimale e costante. Un impianto di questo tipo può rendersi necessario anche per abitazioni monofamiliari su più livelli.

I motivi per ricorrere a questa soluzione possono però essere altri: anche i dislivelli o le distanze tra l’abitazione e i sistemi di distribuzione e pompaggio della rete (zone collinari) possono essere causa di una scarsa pressione; nei condomini più datati le vasche delle utenze si trovano nel sottotetto e la sola distribuzione per caduta può non bastare; al contrario, se le vasche di accumulo sono in basso, il sistema di pompaggio può rivelarsi sottodimensionato rispetto ad ampliamenti o cambio di abitudini manifestatisi nel tempo.

Se esiste già un impianto con autoclave, e comunque prima di valutarne l’installazione, bisogna verificare se l’inconveniente non dipenda da altre cause: perdite, intasamenti, strozzature dei tubi, riduttore di pressione tarato in modo errato. Alcuni semplici controlli possono essere fatti personalmente, ma gli interventi sull’impianto vanno sempre affidati a un idraulico: servono infatti calcoli precisi per determinare sezione dei tubi e pressioni in gioco.

Le prime verifiche da fare

  • talvolta ruggine e depositi calcarei possono intasare le tubazioni; in questi casi occorre sostituire il tubo usurato.
  • se il problema si manifesta su un solo rubinetto, il rompigetto potrebbe essere intasato dal calcare: basta svitarlo e immergerlo in un liquido anticalcare o sostituirlo.
  • se la pressione risulta ancora bassa, occorre verificare che l’intasamento non riguardi il comando del rubinetto.
  • si controlla nuovamente il manometro: se il problema sussiste, può dipendere dall’errata taratura del regolatore di pressione, non sempre agibile con facilità.
  • se è agibile si può allentare i blocco della vite di regolazione, svitarla di un poco e ribloccarla, ma è meglio far intervenire un idraulico.

L’accumulo e la spinta

accumulatore-acqua

I componenti principali di un impianto ad autoclave sono la pompa, il vaso di espansione e la valvola di ritegno posta subito dopo la pompa, per impedire il reflusso quando questa cessa di funzionare. Il vaso di espansione è normalmente pieno d’acqua: all’apertura di un rubinetto la pressione nel circuito cala e l’abbassamento della pressione viene compensato dal rilascio dell’acqua contenuta nel vaso. Se la pressione scende al di sotto di un livello preimpostato, il circuito elettrico si chiude e la pompa si avvia, alla chiusura del rubinetto il vaso di espansione assorbe l’aumento di pressione che si verifica negli istanti che precedono l’arresto della pompa, evitando il fastidioso “colpo d’ariete”. La mandata principale della rete domestica, prima di arrivare al serbatoio di accumulo può essere diramata per diversificare gli utilizzi: una linea prosegue fuori dall’accumulo e viene utilizzata per scopi secondari (irrigazione, lavaggio dell’auto); l’altra, dopo il passaggio nell’apparato filtrante, rifornisce il serbatoio entrando dall’alto, in prossimità del livello massimo. All’interno è posto un galleggiante che chiude l’afflusso di acqua quando il serbatoio è pieno. Subito dopo l’uscita, posta in basso, c’è la pompa del sistema.

Impianto di pressurizzazione a pompa esterna

pressurizzazione-a-pompa-esterna

Impianto di pressurizzazione a pompa sommersa

L’impianto a pompa sommersa prevede l’inserimento della pompa all’interno del serbatoio, che dev’essere di tipo con chiusura pressurizzata: un impianto di questo tipo occupa meno spazio, non trasmette rumori o vibrazioni e semplifica l’installazione. In ogni impianto, a valle del contatore, viene installato un disconnettore che ha il compito di impedire il riflusso dell’acqua alla rete idrica, segue un apparato filtrante per trattenere eventuali impurità e un regolatore per abbassare la pressione a valori idonei all’utilizzo. Diverse valvole a sfera permettono di escludere o bypassare tratti di tubazione in caso di interventi.

pressurizzazione-pompa-sommersa

2 Commenti

  1. casa singola, cisterna l. 500 esistente, autoclave da sostituire con potenza cv 1,00; entra in funzione in assenza o carenza quotidiana acqua: chiedo consiglio su acquisto nuova auto clave completa, dimensioni ridotte. grazie.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here