Casa passiva con scarti di riso

Casa passiva con scarti di riso

Da rudere di fine ‘800 a casa passiva, un consumo di energia di quasi zero utilizzando solo materiali 100% naturali per realizzare cappotto, intonaci e finiture

Il progetto di recupero di questo rustico nella zona collinare di moneglia (GE) si basa principalmente sulla riqualificazione energetica attraverso l’impiego degli scarti derivanti dalla produzione del riso. I materiali utilizzati e la posizione dell’edificio, a 185 metri sul livello del mare ed esposto a sud, hanno permesso di ottenere una casa passiva di 175 m2 su due livelli che ha un fabbisogno energetico inferiore a 15 kWh/m2 l’anno: in qualunque stagione la temperatura interna è gradevole grazie all’apporto solare passivo senza dover sostenere costi di climatizzazione, nella casa c’è soltanto una piccola stufa a legna.

L’intero progetto è stato seguito dall’arch. Tiziana Monterisi, fondatrice di Ricehouse e con all’attivo diversi progetti di riqualificazione del patrimonio edilizio attraverso un’economia circolare che si basa sull’utilizzo di scarti agricoli. L’isolamento dell’involucro è stato realizzato con balle di paglia di riso utilizzate tali e quali, completato con l’installazione di serramenti a triplo vetro e doppia camera. Ma oltre ad aver progettato e seguito l’intera ristrutturazione dal punto di vista edile, lo studio ha curato anche la realizzazione degli interni con particolare attenzione alla salubrità, garantita dall’utilizzo esclusivo di materiali naturali: intonaci di argilla per le pareti, cocciopesto per i pavimenti, nuovo solaio in legno, fino agli arredi e ai tessuti per garantire una qualità dell’aria elevata e la regolazione dell’umidità ambientale.

Una grande disponibilità di materiali sostenibili per una casa passiva

Il nostro Paese è al primo posto in Europa nella produzione del riso, una filiera che rende disponibile un’enorme quantità di scarti di lavorazione utilizzabili nell’edilizia sostenibile senza particolari lavorazioni successive. Questi scarti presentano interessanti caratteristiche sia nelle riqualificazioni energetiche sia nella prefabbricazione di nuovi edifici che si pongono come obiettivo l’autosufficienza energetica.

Balle di paglia di riso racchiuse tra due tavolati

La paglia di riso è il fusto (o culmo) della pianta erbacea ed è chimicamente molto simile al legno; lasciata essiccare in campo, viene poi precompressa in balle che misurano normalmente 35x45x90-100 cm, senza additivi e mantenuta compatta tramite due cordini di nylon. Il suo basso valore di conducibilità termica ne fa un ottimo isolante e garantisce traspirabilità alle strutture evitando condense e non richiedendo alcuna barriera al vapore. L’elevato contenuto di silice la rende resistente alle marcescenze e alle muffe.

Il rifacimento del tetto

La copertura è stata integralmente demolita e rifatta con struttura portante in legno e un primo tavolato su cui sono state appoggiate e compattate le balle di paglia di riso, rivestite con un secondo tavolato su cui è stato posto un telo impermeabilizzante, quindi la doppia listellatura di ventilazione seguita dal riposizionamento dei coppi.

L’isolamento controterra e le pavimentazioni

L’intera pavimentazione è stata demolita fino ad arrivare al terreno sul quale, a seguito di livellamento, è stato realizzato uno strato spesso 20 cm di vetro cellulare in granuli come vespaio antiumidità e di isolamento dal gas Radon e termico. Su questo, dopo battitura, è stato fatto un massetto di cocciopesto di 7-8 cm che, levigato e oliato, è diventato il pavimento finito.

Il vetro cellulare

Si ottiene da vetro da riciclo ripulito, macinato e cotto a 950 °C insieme a un 2% di lievito minerale puro; si forma così una massa schiumosa costituita da celle piene d’aria che, bruscamente raffreddata, si frantuma in pezzature simili a una ghiaia. Si tratta di un materiale naturale al 100%, resistente alla compressione, impermeabile, ignifugo e molto isolante, in virtù dell’elevato contenuto di aria all’interno dei pezzi e tra di essi.

Il cocciopesto

È simile al pavimento alla veneziana, ma il materiale utilizzato per stabilitura e semina è costituito perlopiù da pozzolane artificali (frammenti di cotto di recupero, quindi argilla cotta) che, insieme a calce spenta sabbia e acqua forma la malta che va livellata e battuta, in doppio strato con interposizione di una rete d’armatura. Il risultato è un pavimento naturale, continuo e impermeabile.

Una casa passiva con interni salubri e confortevoli

Il solaio interno interpiano è stato completamente rifatto in travi di legno e tavolato lasciati a vista e trattati con oli naturali; gli intonaci si comportano come regolatori dell’umidità e neutralizzano la CO2; tutto ciò che è stato inserito all’interno della casa è assolutamente privo di formaldeide e composti organici volatili. La posizione collinare della casa permette di sfruttare la ventilazione naturale tipica della zona e anche le pitture utilizzate derivano da chimica vegetale, nelle tonalità verdi e arancioni che richiamano quelle delle olive e delle reti utilizzate per la raccolta e le classiche ombreggiature della terra cruda. Tessuti e tendaggi sono in lino.

Il cappotto esterno adattato sul posto

La muratura è stata integralmente scrostata su tutto il perimetro, riportando a nudo la muratura in pietra che, com’è tipico di questi edifici, aveva di per sé uno spessore consistente, di 50-60 cm. L’intero cappotto è stato adattato in opera, sia per la scarsa accessibilità del cantiere sia per conformarlo in base alle consistenti irregolarità delle murature e al loro andamento. Per realizzare il telaio di contenimento delle balle di paglia di riso sono state utilizzate le classiche assi da cantiere per casseforme, economiche e rivestite con una resina melamminica che le rende molto resistenti all’acqua. Le balle sono state tagliate a metà in senso longitudinale e compattate tra le tavole per ottenere un cappotto spesso 20 cm; su questo è stata fissata una rete portaintonaco a maglia larga (5×5 cm) e si è provveduto all’intonacatura con un prodotto composto da calce e lolla di riso, applicato in strato di 4 cm.

Intonaci con lolla di riso per interni ed esterni

La lolla di riso è alla base degli intonaci utilizzati per le murature esterne e interne, ma con una differenza: nell’intonaco esterno il legante è la calce (RH 100), mentre negli interni il legante è l’argilla (RH400) e può essere utilizzato sia come prodotto di fondo sia come finitura. Il risone, ovvero il prodotto grezzo raccolto nelle risaie attraverso la trebbiatura, presenta il chicco ancora avvolto dalla lolla; le due parti vengono successivamente separate con un processo di pulitura (sbramatura) e la lolla, che si presenta come una massa farinosa ricca di silicati, viene utilizzata per realizzare prodotti altamente isolanti per l’edilizia che hanno la capacità di assorbire quantità molto elevate di anidride carbonica. Una caratteristica importante per gli ambienti interni, che si associa alla capacità dell’argilla di neutralizzare gli odori presenti nell’aria.

1 commento

  1. Gli scarti della coltivazione del riso sono certamente una risorsa. Ben sono accettati questi interventi per rendere un edificio isolato. Allo stesso tempo è attento e parsimonioso nell’ utilizzo dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento naturale.

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