Costruito nel 1968 questo singolare edificio in acciaio e vetro ha subito un’importante ristrutturazione che lo ha proiettato nel futuro
Un edificio che ha una storia e che oggi a tutti gli effetti è un bene culturale: si trova in Svizzera, a Münsingen, ed è il frutto dell’intesa nata tra due personaggi che hanno saputo interpretare i cambiamenti architettonici del dopoguerra.
Il primo è Paul Schärer, nipote del fondatore di USM, che all’epoca (1885) era un’azienda leader nella lavorazione dell’acciaio; il secondo è l’architetto Fritz Haller, al quale venne affidata la progettazione di tre sistemi costruttivi modulari, grazie ai quali è stato possibile assecondare ogni crescita dell’azienda espandendo per ben 7 volte il sito produttivo, passando da 2.500 a 18.600 m2.
Partendo da uno di questi sistemi, Schärer decise di affidare all’architetto anche la progettazione dell’abitazione per sé e i suoi familiari, battezzata “Buchli” e situata su un poggio poco distante dall’azienda, per questo costruita su una griglia di puntelli. Razionale, moderna, leggera, in completa relazione con l’esterno grazie alle vetrate larghe 1,2 metri; all’interno nessuna consueta divisione tra zona notte e zona giorno, con passaggi tra gli ambienti senza porte.
Poco dopo l’inizio del nuovo millennio, il Buchli cessò di essere utilizzato come abitazione e divenne per alcuni anni sede di uffici; successivamente, a parte qualche ristrutturazione parziale, la manutenzione si è limitata al minimo necessario per rallentare la corrosione e hanno iniziato a manifestarsi i segni del tempo. A seguito di alcuni scavi sono emersi danni significativi alle strutture metalliche, tali da renderne impossibile la ristrutturazione in loco; trattandosi di un sistema modulare, si è potuto smontare temporaneamente alcune parti e rinnovarle o riprodurle in officina, fedeli all’originale.
In questo articolo possiamo soltanto mostrare il risultato dell’intervento radicale di conservazione e recupero che ha permesso di mantenere la memoria del passato e garantire a questa architettura “visionaria” altri decenni di sopravvivenza; la storia del Buchli dagli anni ‘60 a oggi è consultabile sul sito buchli.usm.com.
Le finiture interne al piano dell’abitazione sono caratterizzate da un open space divisibile tramite porte scorrevoli in vetro colorato. Le pareti prefabbricate a tutta altezza e gli armadi a muro, che si collegano ai pannelli del soffitto, dividono l’abitazione in ambienti privati, di servizio, cucina/pranzo e zona giorno.
Seppure il sistema modulare consentisse uno spessore del vetro di soli 21–22 mm, per mantenere questo distintivo componente strutturale sono stati installati nuovi doppi infissi con vetro- camera a gas Krypton e trasmittanza termica U = 1,2 W/m²K.
Uno degli adeguamenti alle normative vigenti ha interessato le ringhiere dei balconi, che sono state alzate; non è stato fatto per quella della scala interna, perché l’edificio non è più utilizzato come abitazione.
I mobili dai diversi colori che hanno sempre punteggiato gli ambienti arredati da USM rappresentano una silenziosa testimonianza del passato. La moquette (lana Kugelgarn) posata su tutti i piani, nonché i rivestimenti del pavimento in cucina (caucciù Pirelli) e nei bagni (piastrelle in caucciù Pirelli/ terracotta) sono stati sostituiti in maniera identica.
Quello che negli anni ‘70 era l’ufficio di Paul Schärer, nel seminterrato, mantiene ancora oggi l’aspetto che aveva all’epoca, con i mobili contenitori realizzati con il sistema di costruzione modulare di USM, oggi famoso in tutto il mondo. La vita privata si fonde con quella professionale: è uno dei pochi casi in cui i due universi sono coerentemente allineati, una visione che ha anticipato di più di mezzo secolo l’abitudine attuale di lavorare da remoto.
La piscina a valle della casa e il relativo padiglione sono parte integrante della bozza del progetto originale e della richiesta di costruzione datata 29 ottobre 1968. La piscina, una vasca in cemento armato posata nel terreno con rivestimento in piastrelle, già rifatto nel 2007, presentava danneggiamenti e perdite che ne hanno imposto la nuova ristrutturazione. Nell’originale vasca in cemento armato ne è stata realizzata una nuova in acciaio inox, che per dimensioni e ripartizione delle fughe fa riferimento alla struttura esistente e alle lastre di cemento circostanti, completamente sostituite. L’impianto tecnico della piscina è stato rifatto e adeguato alle norme attuali. Il padiglione è stato riverniciato e il tetto, già completamente ristrutturato nel 2009, è stato controllato e nuovamente coperto con la ghiaia.
La sorgente d’acqua nel terreno dello stabilimento aziendale fornisce energia a una pompa di calore che alimenta un sistema di riscaldamento/raffreddamento dell’aria. Tutti gli impianti tecnici sono stati ottimizzati e sostituiti in base a sistemi preesistenti di riscaldamento, aerazione, climatizzazione, acqua sanitaria ed elettricità. Grazie all’odierna tecnologia, più performante, e al complessivo miglioramento dell’isolamento termico (vetri, tetto e perimetro), è stato possibile smantellare il sistema ausiliario a gasolio esistente e i radiatori successivamente installati nel seminterrato.