Isolamento termico | Quanta energia consuma una casa

isolamento termico

Per ogni nuova abitazione costruita con criteri di isolamento termico sostenibili ce ne sono centinaia che divorano energia senza garantire benessere e incrementando l’inquinamento: solo la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente può garantire un futuro migliore alle prossime generazioni e al pianeta

La casa è un contenitore che ci ripara dalle escursioni termiche e dagli agenti atmosferici, separandoci dal mondo esterno e fornendoci un luogo dove vivere in modo confortevole. Questo involucro è costituito da un perimetro delimitato da superfici opache e trasparenti (muri e finestre) e da una copertura (il tetto) appoggiate su un basamento che lo consolida e lo separa dal terreno. Isolarsi nel modo corretto non significa solo impedire agli agenti esterni di entrare, la protezione deve essere altrettanto efficace nell’impedire che l’energia interna possa migrare verso l’esterno e in esso disperdersi.

Quella del secchio bucato è una metafora applicabile alle nostre case: finché ci sono perdite non potranno mai trattenere l’energia immessa e continueranno a richiederne, sfruttandola solo in parte.

Le bollette che paghiamo per i servizi forniti all’abitazione non lasciano dubbi: le spese maggiori che ci troviamo a sostenere, alle nostre latitudini, riguardano la climatizzazione degli ambienti, in prevalenza il riscaldamento.

Un edificio non adeguatamente isolato disperde parte del calore generato all’interno e, per contrastare il fenomeno, si alza il riscaldamento, lo si fa funzionare più a lungo, si spende, si inquina e, tutto sommato, ci si sta così così.

Ma quando abbiamo freddo, non indossiamo un maglione a caso, cerchiamo quello che ci ripara meglio e impedisce al nostro corpo di disperdere il calore, mica continuiamo ad assumere calorie da bruciare invano!

Nonostante nelle nostre case siano entrati elettrodomestici di ogni tipo, dispositivi illuminanti e altre apparecchiature elettriche, il loro consumo energetico è abbastanza relativo se rapportato a quello della climatizzazione, per la quale viene mediamente speso il 65% dell’energia domestica, apportata sotto svariate forme; una percentuale che può essere drasticamente abbattuta solo migliorando l’isolamento dell’involucro.

Un intervento parziale non solo non garantisce il risultato, ma può essere addirittura peggiorativo. L’involucro, infatti, deve risultare omogeneo e continuo, se ci sono punti attraverso i quali la trasmissione del calore è privilegiata si possono avere zone fredde ed esposte a formazioni di condensa, sono i cosiddetti ponti termici derivanti dall’utilizzo di materiali con caratteristiche di conduttività termica differenti.

È un problema ricorrente negli edifici costruiti dal dopoguerra fino ad alcuni anni fa, con strutture miste di laterizi e cemento armato. l In alcune situazioni esistono modifiche che possono non solo portare al risparmio, ma assicurare anche un guadagno termico proveniente dall’esterno. Se la ristrutturazione prevede una ridistribuzione degli ambienti, destinare gli spazi in base all’orientamento della casa può rivelarsi vantaggioso, installando vetrate più piccole a nord, dove è preferibile posizionare la zona notte, e di dimensioni maggiori per quelle esposte a sud che, durante l’inverno, possono ricevere un notevole apporto termico dall’irraggiamento solare.

Le modalità di isolamento termico sono inoltre da valutare in base alla zona climatica, in modo da scegliere materiali con prestazioni adeguate alle circostanze. Non dimentichiamo che mai come oggi ci sono incentivi economici interessanti per gli interventi di ristrutturazione, oltre a ottenere un risparmio che dura nel tempo.

Quanta energia consuma una casa

l Le stime dei fabbisogni energetici fanno emergere che il settore dove si consuma la maggior quantità di energia è quello edile: ben il 40%, contro il restante 60% ripartito equamente tra il settore dei trasporti e quello dell’industria.

Dunque, le nostre case (e gli alberghi, gli uffici ecc) incidono per quasi la metà del consumo globale, un dato allarmante, ma che diventa ancor più significativo se si cerca di capire come è ripartita la richiesta di energia all’interno degli edifici, ovvero come viene speso questo fantomatico 40%, rappresentato dalla torta visibile a lato. L’acronimo HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning) rappresenta una categoria che include tutte le apparecchiature utilizzate per riscaldare, raffrescare, ventilare gli ambienti, responsabili del 64% dei consumi domestici; anche l’illuminazione ricopre ancora un ruolo importante nei consumi elettrici, mentre la produzione di acqua calda e i consumi accessori hanno valori più contenuti. Per ridurre drasticamente la richiesta di energia è pertanto indispensabile intervenire sull’involucro edilizio.

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