In vacanza a ‘U Casalicchiu

A Trapani, nel quartiere più antico della città, un appartamento di 120 m2 su due livelli composto da piccoli ambienti maldisposti diventa la luminosa ed eclettica dimora estiva di una coppia residente in Germania

Trasformare una vecchia casa buia, fatta di piccole stanze in sequenza, nell’abitazione luminosa che è oggi ha richiesto un percorso progettuale impegnativo. L’appartamento, in un edificio multifamiliare le cui prime tracce risalgono al 1400, si sviluppa su due livelli e si trova in una zona antica di Trapani, protesa verso il mare, adiacente al ghetto ebraico e di fronte alle cupole della chiesa di San Pietro; nel corso della seconda guerra mondiale i bombardamenti hanno pesantemente danneggiato il quartiere e le ricostruzioni, effettuate con il recupero delle macerie, hanno prodotto strutture eterogenee, incoerenti con quelle d’origine.

La distribuzione in sequenza delle stanze si è rivelata vincolante anche per via di problemi strutturali emersi durante le verifiche preliminari e che è stato necessario risolvere con consolidamenti e parziale sostituzione dei solai. Non potendo perciò realizzare spazi ampi, si è optato per migliorare la comunicazione tra ambienti contigui: al primo livello, la porzione di corridoio che si sviluppava in profondità parallela alla parete interna è stato spostata sul lato opposto, adiacente alle portefinestre, e trasformato in una serie di tagli a tutta altezza per rendere più omogenea la distribuzione della luce naturale. L’ingresso ora si apre su un living comunicante con la cucina da un lato e dall’altro, attraversando la zona divano, con la camera da letto e il bagno.

L’unico bagno preesistente era nella parte retrostante, decisamente buia e raggiungibile tramite una diramazione del corridoio; in fondo, attraverso una ripida scala a pioli, si saliva al livello superiore dove c’erano in sequenza la cucina e una stanzetta che permetteva di accedere alla terrazza. Attraverso la demolizione del solaio interpiano si è ottenuta una sorta di torre, uno spazio a doppia altezza, ora ben illuminato da tre lucernai inseriti nella copertura e dall’apertura di piccole finestre nelle pareti. Alla base di questo ambiente è stato inserito un volume rivestito in legno di betulla che racchiude il secondo bagno, attorno al quale si sviluppa una scala che conduce a uno spazio relax e a una passerella in vetro che collega questo ambiente con la stanza prossima alla terrazza.

La finitura bianca di pareti e soffitti, insieme ai pavimenti in resina cementizia grigio chiaro, esalta la ridistribuzione aperta alla luce naturale; alcuni dei vecchi pavimenti in graniglia sono stati recuperati, fotografandoli e contrassegnando in sequenza ogni singola piastrella prima di smantellarli e ripulirli, per poi ricomporli come tappeti e arazzi incastonati nelle superfici in alcune zone della casa. Particolare attenzione è stata posta nel progettare l’illuminazione artificale, con l’obiettivo di riprodurre una luminosità analoga a quella naturale nelle ore notturne: faretti orientabili su binario ancorati alle travi del soffitto nella torre, sotto i lucernai, lunghe strisce di led incassate nel controsoffitto, esili cavi a vista che terminano con luci puntuali minimal e altre soluzioni realizzate su misura.

Finitura a calce

È la finitura naturale per eccellenza, con caratteristiche di salubrità ineguagliabili: assorbe la CO2 e regola l’umidità, preservando le superfici da muffe, è idonea per tutti gli ambienti della casa e in particolare in bagni e cucine, dove si produce vapore, per il suo potere traspirante. I proprietari di questa casa, una coppia di biologi, hanno voluto per gli interni questo tipo di finitura nel contesto di un impiego di materiali naturali più ampio, per esempio per l’isolamento delle strutture; per le pareti interne e i controsoffitti di tutti gli ambienti è stata scelta l’applicazione a frattazzo in quanto lascia una superficie leggermente granulosa (tipo intonaco civile), in contrasto con l’aspetto morbido dei pavimenti resinati. Nei bagni e per le superfici lavabili della cucina è stato invece utilizzato grassello di calce, perciò con una granulometria finissima che permette di ottenere superfici particolarmente lisce.

Coloratissime formelle di graniglia

Le formelle di graniglia risalgono alla fine dell’800 come evoluzione dei pavimenti alla veneziana; ancora oggi vengono prodotte con metodi artigianali da una miscela di marmi in granuli e in polvere, cemento bianco ad alta resistenza e ossidi naturali, miscelati con acqua e colato in speciali stampi di bronzo, acciaio o leghe metalliche. Gli stampi hanno separatori interni nei quali viene colato l’impasto di diversi colori, in base al modello; viene poi vibrato, si estraggono i divisori (i colori non si mescolano per la consistenza dell’impasto) e si pressa per eliminare acqua e aria. Dopo essere estratte, le formelle vanno poste su rastrelliere, si immette vapore a circa 80 °C e si lascia stagionare per 12 ore. Il giorno dopo si effettua la levigatura del lato nobile, quello meno ruvido, in quanto sono colorate in massa e bifacciali. Mipa

Ambienti in progressione al piano inferiore

La casa è una successione di spazi aperti, le uniche porte interne sono quelle dei servizi igienici e la chiusura scorrevole a tutta parete che separa il living dalla camera da letto, progettata per non lasciare a vista binari o mantovane. Nella parte laterale del controsoffitto, sopra le portefineste, una striscia led lunga 17 metri corre incassata dal bagno fino al living, mentre dal soffitto scendono esili cavi elettrici che terminano con sospensioni minimali alimentate a bassa tensione (12 volt) dislocate in punti funzionali della casa, come sui comodini, a lato del divano, sul tavolo da pranzo. Il pavimento in graniglia, ricomposto come un mosaico attorno alla parete che divide la zona pranzo dal divano, rivestiva la stanza in cui ora c’è la camera da letto e conduce come una passatoia al rialzo che prelude al corridoio di collegamento con il secondo bagno e con la scala interna, rivestito in marmo Greystone.

La cucina in legno e marmo

La cucina è un modello di serie, successivamente completata con lo stesso marmo utilizzato per corridoio e scala e con una penisola composta da più strati di legno di betulla progettata appositamente, come molti altri arredi. Tra questi anche il “serpente” nero con striscia led incorporata che appare come sospeso a mezz’aria. Sopra i fuochi, la cappa incassata nel controsoffitto incorpora altri 4 faretti; essendo questa porzione di copertura una pertinenza condominiale, non è stato possibile attuare un isolamento al pari di quello attuato in altre zone della casa e ci si è limitati a inserire nel controsoffitto uno strato di pannelli di sughero da 6 centimetri.

La cappa incassata a soffitto

Il modello Heaven 2.0 è connessa al piano cottura tramite comandi integrati nello stesso e lo spegnimento automatico ritardato permette di eliminare gli odori residui. Il motore brushless è il più silenzioso in commercio e un apposito tasto permette di tenere la cappa sempre accesa per il ricambio continuo dell’aria, con un rumore bassissimo; in caso di particolari cotture è possibile attivare la massima aspirazione per 6 minuti. Questa versione include 4 faretti a led ai vertici e una spia che segnala il momento di pulire il filtro antigrasso o sostituire il filtro antiodore. Costa 1.399 euro. Faber

La “torre” spalancata alla luce

Già in origine gli ambienti del piano superiore erano disposti su diversi livelli, con gradini di raccordo tra la cucina, la stanzetta e un ulteriore vano ripostiglio rialzato di circa 70 cm, in quanto soprastante la scala condominiale. A seguito della demolizione delle pareti, il ripostiglio è stato trasformato in zona relax-lettura, pavimentata con altre cementine di recupero; gli affacci sul vuoto sono delimitati da ringhiere in ferro scatolato verniciato che proteggono senza invadere lo spazio aperto. La passerella in vetro sovrasta lo sviluppo del corridoio pavimentato in marmo che così risulta ben illuminato dai lucernai; è realizzata con 3 lastre sovrapposte di vetro strutturale, per uno spessore totale di 32 mm, inserite a filo superiore di un telaio strutturale alto 12 cm, ancorato alla muratura. Oltre alla parziale demolizione dei solai, la porzione di copertura in cui sono stati inseriti i lucernai è stata rialzata di circa un metro, ottenendo un ambiente ancora più arioso.

I recuperi che danno carattere ai due bagni

La porzione di parete che sovrasta il piatto doccia nel bagno padronale è stata rivestita con una parte delle mattonelle in graniglia che costituivano il pavimento delle stanza ora adibita a cucina, ottenendo un soggetto grafico che ricorda curiosamente il retro delle carte da gioco siciliane. La superficie delle mattonelle è già di per sé impermeabilizzata con specifici trattamenti, tuttavia, in un ambiente fortemente esposto all’acqua come questo, il pericolo di infiltrazioni è rappresentato dalle fughe. Per questo, sia le mattonelle sia le pareti di entrambi i bagni sono state trattate con un prodotto di matrice nanotecnologica che forma un film micrometrico impermeabile da esterno a interno, ma risulta traspirante in senso opposto, perciò compatibile con la finitura a calce.

Il volume in cui è racchiuso il secondo bagno è realizzato a secco: una struttura metallica è stata rivestita su entrambe le facce con lastre di cartongesso antiumidità, intonacate sul lato interno e ulteriormente rivestite con pannelli di betulla all’esterno e nel disimpegno di accesso. Il lavabo, appoggiato su una struttura realizzata ad hoc, simile a quella della penisola della cucina, è in realtà il bacino in marmo perlato di Sicilia che era installato nella vecchia cucina cui è stato aggiunto un blocco laterale realizzato appositamente nello stesso materiale per disporre di una superficie d’appoggio. La differente stonalizzazione, inevitabile, è stata accentuata con una leggera bocciardatura della superficie, in contrasto con l’aspetto liscio del bacino; la rubinetteria non poteva essere che a parete ed è stata scelta in stile industriale con bocca e rubinetti separati.

Arredi su misura e isolanti naturali

La maggior parte degli arredi sono stati progettati dallo studio di architettura e realizzati da maestranze locali; il solaio della terrazza è stato rinforzato e impermeabilizzato. Data la zona geografica, gli interventi migliorativi dell’isolamento termico hanno portato a scegliere materiali maggiormente efficaci nell’isolare dal caldo piuttosto che dal freddo, oltre che di origine naturale. Per la copertura si è perciò optato per una stratificazione a base di argilla espansa e pannelli in fibra di legno; la facciata maggiormente esposta all’irraggiamento, ossia con le portefinestre, è stata isolata inserendo pannelli di fibra di legno tra la controparete interna in cartongesso e la muratura esterna in tufo.

Dal cubo alla terrazza

All’altezza dello spigolo del “cubo”, il rivestimento in marmo della scala si interrompe e, al giroscala, cede il posto a un rivestimento in betulla per gli ultimi gradini: idealmente è come se al volume che racchiude il bagno fosse stato dato un “morso”, emulando il celebre logo della Apple. I materiali si compenetrano a loro volta mentre si transita a lato della zona relax, definita da una muratura decrescente che ospita alcuni scalini in lamiera disposti a ventaglio, utilizzabili come basi d’appoggio per libri e oggetti d’arredo; si salgono altri tre gradini in lamiera piegata e si percorre la passerella in vetro per accedere alla stanza che affaccia sulle cupolette della chiesa e, infine, alla terrazza.

Fotografie: Gianni Ingardia
Progetto architettonico: Arch. Gianni Ingardia, Arch. Giusi Mondino
Progetto strutturale: Ing. Salvo Culcasi
Collaboratori: Arch. Enrico Augugliaro, Arch. Adriana Virzì

Ad’Architettura

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