Indice dei contenuti
È il pavimento naturale per eccellenza, una superficie in cui i difetti intrinsechi del materiale costituiscono un valore aggiunto
Ispirandosi a un noto spot pubblicitario, si potrebbe affermare che “un parquet è per sempre”: chi lo ha scelto e, magari, lo ha calpestato a piedi nudi, difficilmente riesce a immaginare un altro pavimento per la propria casa. Per contro, alcuni pensano ancora sia poco pratico e di impegnativa manutenzione, ma se si è fanatici della perfezione o, al contrario, si ha l’abitudine di girare per casa con le scarpe sporche, anche altri pavimenti possono dare problemi. Con la sua varietà di specie legnose, ciascuna caratterizzata da particolari venature e colorazioni esistenti in natura, il parquet è già di per sé uno tra i pavimenti più versatili, non solo adattabile a qualsiasi ambiente (inclusi il bagno e la cucina), bensì in grado di delinearne il carattere al pari degli arredi.
Detto così sembra relativamente semplice scegliere il tipo più adatto al proprio stile, ma la partita non si gioca solo sul piano estetico: alcuni legni hanno caratteristiche che li rendono consigliabili per determinati ambienti e sconsigliabili per altri, poi bisogna scegliere tra svariati formati e spessori che si prestano ad alcune tipologie di posa e ad altre no, decidere quale lavorazione superficiale e quale finitura sono più consone alla situazione (illuminazione, dimensioni del locale, rivestimenti, destinazione d’uso e frequentazione), sapere se il parquet andrà posato sopra un impianto di riscaldamento radiante.
Il parquet è anche un pavimento che invita alla creatività con le diverse modalità di posa: la più praticata è quella a tolda di nave o “a correre”, quasi obbligata in ambienti non molto grandi perché la posa può allargare o allungare le prospettive a seconda che le tavole siano disposte parallele o perpendicolari a una stessa parete di riferimento, mentre in spazi più ampi si può spaziare tra la spina di pesce, la posa a fascia e bindello (con cornice perimetrale in schema diverso tal tappeto centrale), fino agli schemi determinati da quadrotte e da altri elementi geometrici modulari.
Esempi di lavorazione
Pavimento in legno massello
È il parquet “tradizionale”, composto da tavole grezze di legno nobile in tutto il loro spessore, che va da 10 a 22 mm e oltre; specialmente quando è elevato, lo si può ritenere un pavimento eterno, levigabile più volte per riportarlo alla bellezza iniziale con nuovi trattamenti di finitura.
Preliminari e scelta della posa
Le tavole vanno lasciate nel luogo di posa per alcuni giorni, in modo da stabilizzarsi con le condizioni di temperatura e umidità dell’ambiente. Poi si può procedere alla posa: quella inchiodata (per spessori di almeno 18 mm), comporta maggiori costi di manodopera, richiede più tempo rispetto alla posa incollata, ma con quest’ultima bisogna attendere l’asciugatura dell’adesivo, per cui i tempi per poter passare ai trattamenti finali sono identici.
Trattamenti finali e suggerimenti
Tramite macchine levigatrici, si eliminano i dislivelli tra le tavole, si spolvera e si passa ai trattamenti di finitura con oli, vernici, cere coloranti. Il vero massello viene posato grezzo, ma esistono tavole in massello prefinito già levigate e verniciate, non sempre convenienti. Anche se sono ben stagionate (e non è scontato), nel nuovo ambiente le fibre si adatteranno alle condizioni climatiche, con minime deformazioni che possono alterarne la complanarità poco dopo la posa. La reazione all’umidità rende il massello poco compatibile con il riscaldamento a pavimento e per la posa in cucina o in bagno, dove l’umidità arriva fino al 70%; tali condizioni causano movimenti, in parte contenibili scegliendo tavole perfettamente essiccate e di legni duri.
Pro e contro
Pro:
- È il più pregiato
- Disponibile in tutte le specie legnose
- Può essere levigato più volte
Contro:
- Tempi di posa lunghi
- Posa in opera costosa
- Poco adatto al riscaldamento a pavimento
Pavimento prefinito
L’aspetto superficiale è quello del pavimento in massello, ma le tavole sono composte da strati anziché essere in un solo pezzo. Lo strato nobile, ridotto a pochi millimetri, viene incollato industrialmente su un supporto di legno povero; complessivamente gli strati possono essere 2 o 3.
Parquet a doppio o triplo strato
Nel parquet a due strati il supporto è incollato con le fibre disposte perpendicolarmente a quelle dello strato nobile: in questo modo la tavola risulta stabile alle variazioni di umidità, perché la direzione contrapposta delle fibre porta ad annullare le trazioni. Questo accorgimento permette di realizzare tavole anche di lunghe dimensioni (listoni) non soggette a variazioni dimensionali. Nel parquet a 3 strati è presente una terza tavola inferiore le cui fibre sono in linea con quelle dello strato nobile: si parla di parquet “controbilanciato”, dove la stabilità è ancora maggiore. Per il massimo del risultato, in alcuni casi il legno a contatto con il piano di posa è della stessa specie dello strato nobile anziché in legno povero.
Trattamento e possibilità di rinnovo nel tempo
La superficie del parquet prefinito è solitamente pretrattata, ma può anche essere grezza (prelevigata) da trattare con oli, vernici o cere dopo la posa. Lo strato nobile è spesso 4-5 mm, perciò può essere levigato poche volte e la sua durata si riduce a 40-60 anni. Se si aggiunge il fatto che il prefinito può essere posato flottante o incollato, si capisce perché viene scelto in più dell’80% dei casi. Attenzione però ai prezzi troppo bassi: potrebbero essere dovuti all’utilizzo di legni morbidi e poco adatti a realizzare lo strato di supporto.
Pro e contro
Pro:
- Rapidità di montaggio
- Aspetto come il massello
- Posa economica
- Idoneo a riscaldamento a pavimento
- Idoneo per bagni e cucine (incollato)
Contro:
- Non dura per sempre
- Costa più del massello